Per potenziamento cognitivo intendiamo un percorso d’intervento neuropsicologico ideato a partire dal profilo del bambino, con l’obiettivo di accrescere il potenziale umano lavorando su quelle competenze e abilità che risultano deficitarie in quella precisa fase del suo sviluppo.
In quale momento e per quale motivo è necessario intervenire?
La nostra esperienza clinica ci suggerisce che il momento giusto per iniziare un percorso di potenziamento cognitivo coincide con l’attimo in cui ci accorgiamo che il bambino sta affrontando delle difficoltà a casa, a scuola o nel rapporto con i suoi coetanei.
In questi casi la prima cosa da fare è sottoporre il bambino ad una valutazione completa del profilo cognitivo, delle sue capacità adattive e socio-affettive per comprendere la natura delle sue difficoltà e i fattori che le determinano.
In seguito alla valutazione sarà possibile progettare un piano d’intervento in grado di sostenere il bambino e la sua famiglia nel delicato processo di crescita del bambino.
In quali casi e per quali psicopatologie dello sviluppo è previsto un percorso di potenziamento cognitivo?
L’intervento sul bambino risulta necessario quando dall’analisi del profilo cognitivo e adattivo si può ipotizzare la presenza di una disabilità intellettiva (DI), di un funzonamento cognitivo al limite (FIL), di un Disturbo Specifico degli Apprendimenti (DSA), di un Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività (DDAI) e via dicendo, cioè in tutti i casi in cui è possibile intervenire sul bambino potenziando specifiche aree cognitive in modo efficace e duraturo.
La pianificazione dell’intervento è così mirato a potenziare le funzioni cognitive più carenti facendo leva sulle competenze preservate e sui punti di forza del bambino, ad esempio si può lavorare sull’attenzione e funzioni esecutive, sulla memoria di lavoro, linguaggio, ragionamento, problem-solving, concettualizzazione, apprendimento dall’esperienza, abilità visuo-spaziali e integrazione visuo-motoria, memorizzazione e apprendimenti scolastici.
In molti casi risulta inoltre indispensabile associare il lavoro cognitivo a training legati al potenziamento dell’indipendenza personale (vestirsi da soli, tenere in ordine la camera, sbrigare semplici faccende domestiche, usare i soldi, prendere l’autobus da soli ecc..) e delle capacità socio-affettive e relazionali tipiche dell’età e del contesto socio-culturale del bambino.