I bambini durante lo sviluppo imparano a riconoscere ed a produrre i diversi suoni della lingua a cui sono esposti; questo apprendimento avviene gradualmente dal pianto al balbettio, alla lallazione fino ai modelli complessi della fonologia adulta, a questo concorre la maturazione di capacità uditive, cognitive, articolatorie che permetteranno al bambino di costruire il suo linguaggio imparando dall’ambiente le parole (costruzione del lessico) di pronunciarle via via in modo sempre più corretto (sviluppo fonologico) , di combinarle in frasi secondo le regole della sintassi e della morfologia (sviluppo morfosintattico) e di usare le frasi per costruire racconti e comunicare esperienze (sviluppo narrativo).
Prima della comparsa delle prime parole il bambino usa una serie di gesti con i quali comunica con gli adulti di riferimento; questi gesti accompagneranno e completeranno il senso delle sue prime produzioni per poi scomparire mano a mano che lui diventa più abile a comunicare verbalmente.
Tutto ciò avviene nei primi tre anni di vita che rappresenta il periodo di massima “apertura” del sistema neuropsicologico del bambino verso lo sviluppo del linguaggio.
Qualche volta tutto questo processo, per motivi vari, può non avvenire in maniera perfetta dando così luogo a ritardi nello sviluppo o a veri e propri disturbi.
Nello sviluppo del linguaggio esiste un’ampia variabilità individuale, tuttavia sono state individuate una serie di fasi che si susseguono secondo un certo ordine e delle età in cui la maggior parte dei bambini le raggiungono.
Ci si aspetta, nella norma, che un bambino di 18 mesi produca intorno alle 50 parole e ne comprenda circa 200 e che intorno ai 24 mesi, avendo aumentato molto il numero di parole, cominci la fase in cui le combina insieme a formare delle frasi.
Ci sono bambini che parlano un po’ più tardi. Vengono definiti “Parlatori Tardivi” i bambini che a 24 mesi dicono meno di 50 parole e a 30 mesi non le combinano in frasi.
Fino a questo punto siamo nell’ambito di un ritardo.
I tre anni sono la linea che delimita il ritardo da un disturbo del linguaggio che può essere più o meno importante a seconda che interessi solo la capacità di produzione o anche quella della comprensione e che può riguardare le varie componenti del linguaggio.
E’ quindi importante , quando si rileva una difficoltà , far valutare il bambino da uno specialista che può individuare molto precocemente degli indici di rischio e attraverso strumenti specifici potrà valutare il tipo di disturbo, fare un bilancio delle sue capacità linguistiche e disporre un piano di intervento che terrà conto delle aree coinvolte e della severità del deficit in relazione all’età del bambino.
E’ importante ricordare che una diagnosi precoce permette una maggiore probabilità di risoluzione del disturbo.
Un bambino piccolo con un ritardo semplice verrà monitorato con controlli successivi e verranno date indicazioni ai genitori, se invece la situazione è più complessa verranno previsti cicli di trattamento.
La riabilitazione per il disturbo del linguaggio è la terapia logopedica che può essere individuale o di gruppo.
La terapia consiste nell’intervento diretto con il bambino attraverso sedute di gioco durante le quali gli verranno dati gli stimoli necessari a compensare le sue difficoltà e ad integrare i vari aspetti cognitivi e linguistici perché possa raggiungere il suo massimo potenziale; indirettamente si interviene sull’ambiente in cui vive attraverso indicazioni su come creare un contesto comunicativo capace di promuovere la sua competenza linguistica.
Rieducare le difficoltà nel linguaggio avrà ampie ricadute sia sulla vita di relazione che sul percorso scolastico del bambino.
Esiste infatti una correlazione significativa tra disturbo del linguaggio e disturbo dell’apprendimento ( Dislessia) nelle sue varie componenti.
Quindi la riabilitazione del linguaggio rappresenta anche una prevenzione del disturbo dell’apprendimento.
Logopedista Dr.ssa Coletta Paolucci Polidori